Torre del Lago – Viareggio Villa Puccini, Torre del Lago Villa Puccini, Torre del Lago Nel 1891 Giacomo Puccini, dopo un soggiorno estivo presso tale Andreozzi, prende in affitto due camere da Venanzio Barsuglia, «una guardia di Don Carlos» di Borbone, secondo quanto riferisce Puccini stesso. Si trattava di un’umile casa-torre sul lago di Massaciuccoli: tre semplici ambienti al piano superiore con cucina ad uso comune e una stalla al piano terra. Torre del Lago rappresenta da allora un luogo emblematico nella vita di Puccini, sito-rifugio ispiratore della maggior parte delle sue opere più famose. Dopo il successo di Manon Lescaut, Puccini si trasferisce nella vicina residenza del conte Grottanelli, dove rimane fino alla realizzazione della villa Puccini, terminata nella primavera del 1900. Quando erano già iniziati i lavori per la villa di Chiatri, Puccini aveva avuto l’opportunità di acquistare la vecchia casa-torre: il progetto di demolire la vecchia costruzione mantenendo soltanto le fondamenta dell’antica torre è frutto della collaborazione del Maestro («vari architetti fra i quali io»), con Luigi De Servi, Plinio Nomellini e l’ingegner Giuseppe Puccinelli. La villa presenta una struttura tradizionale caratterizzata dal volume cubico, dalla composizione simmetrica e da una chiara partizione delle funzioni: un ornamentale bow-window in vetro e ferro costituisce l’elemento di raccordo tra l’ingresso della villa e il giardino che delimita l’edificio. Emblematico del gusto del tempo, il giardino, che originariamente era lambito dal lago, segue un impianto irregolare delineato da aiuole ornate di pietre bizzarre, da palmizi e da siepi che schermano e creano visuali di grande effetto prospettico. Al rigore della struttura architettonica si contrapponeva l’eclettismo dell’allestimento interno, frutto della collaborazione tra Puccini, De Servi, Nomellini e Galileo Chini. Il 28 dicembre 1924 fu posta sul muro a Nord, quello che dà sulla strada, una lapide: Il popolo di Torre del Lago pose questa pietra a termine di devozione nella casa ove ebbero nascimento le innumerevoli creature di sogno che GIACOMO PUCCINI trasse dal suo spirito immortale. Gran teatro all’aperto Giacomo Puccini Gran teatro all’aperto Giacomo Puccini Il Nuovo Grande Teatro all’aperto Giacomo Puccini, inaugurato nel 2008 in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita del compositore, ospita ogni estate il Festival Puccini. Il Festival Puccini di Torre del Lago nacque nel 1930 da un idea del Maestro. “… Io vado sempre qui davanti e poi con la barca vado a cacciare i beccaccini … Ma una volta vorrei andare qui davanti ad ascoltare una mia opera all’aperto …” (Puccini a Giovacchino Forzano nel novembre 1924, prima di partire per la clinica di Bruxelles dove poco dopo morì). Quelle parole rimasero così scolpite nel cuore di Forzano (commediografo e librettista di Suor Angelica e di Gianni Schicchi, regista tra l’altro della prima rappresentazione di Turandot a Milano, Teatro alla Scala, 25 aprile 1926) che dopo la scomparsa del Maestro decise di realizzare tale sogno. Il 24 agosto 1930, il “Carro di Tespi Lirico”, nato per volere dell’Opera nazionale dopolavoro su modello di quelli di prosa, rappresentò La bohème per la regia di Forzano con Rosetta Pampanini, Margherita Carosio, Angelo Minghetti e Luigi Montesano diretti da Pietro Mascagni, compagno di studi e di stanza del giovane Puccini negli anni del Conservatorio a Milano. Nel 1931 il “Carro di Tespi Lirico” tornò nuovamente a Torre del Lago con due opere, La bohème interpretata da Beniamino Gigli e Adelaide Saraceni, e Madama Butterfly con Rosetta Pampanini e Angelo Michetti, dirette dal maestro Edoardo Vitale, segnando così l’inizio di uno dei festival lirici più noti e amati dal pubblico. Le stagioni liriche continuarono ad essere organizzate sulla piazza antistante alla Villa Puccini fino al 1966 quando l’ubicazione del teatro, che aveva una struttura temporanea che veniva appositamente montata e smontata ogni estate, venne spostata sul terreno bonificato adiacente il porticciolo di Torre del Lago. Il Festival Puccini è organizzato dalla Fondazione Festival Pucciniano, fondata nel 1990 dal Comune di Viareggio. www.puccinifestival.it Villa Puccini, Viareggio Villa Puccini, Viareggio Nel 1915 Puccini aveva acquistato un terreno a Viareggio, con vista sulla pineta, e qualche anno dopo affidò l’incarico di progettare la villa e la dependance all’architetto Vincenzo Pilotti, docente all’Università di Pisa, e all’ingegnere Federigo Severini. I lavori andarono avanti per circa due anni, e Puccini potè trasfervisi alla fine di dicembre del 1921. La villa, a pianta articolata, è formata da un piano nobile e da un piano seminterrato occupato da vani di servizio e dallo studio del Maestro. La facciata principale, prospiciente via Buonarroti, è connotata da un avancorpo costituito da un portico aperto a veranda con pilastri in pietra e transenne in legno al quale si accede da una scala monumentale a doppia rampa. I prospetti sono qualificati da un paramento in mattoni e pietre ‘a vista’ che incorniciano una serie di porte e finestre architravate e archivoltate a sesto ribassato. I prospetti nord ed est sono ornati, nella fascia di coronamento al sottotetto, da formelle in gres ceramificato a lustro raffiguranti maschere ed elementi decoratori in rilievo. All’interno la distribuzione degli ambienti, corredati originariamente da un moderno impianto di riscaldamento a radiatori, risultava ordinata e funzionale alle esigenze del Maestro: una scaletta interna in legno collegava la camera con lo studio, nel piano seminterrato, ammobiliato da due poltrone ai lati del caminetto e – affidandoci alla descrizione di Guido Marotti, che quella casa frequentava quotidianamente – da «tavolino col panno verde, il pianoforte Steinway a coda [che oggi è conservato nel Museo casa natale di Lucca], coperto di damasco e da un sacco di cose, tutti i ninnoli che erano a Torre; dallo studio, per una porticina a vetri opachi, si accede al salotto, in cui domina il rosso: un divano angolare coi cuscini rossi e le pareti tappezzate di rosso, mobili di colore scuro, tono antico». Il giardino, corredato da un sofisticato sistema di pioggia artificiale, doveva costituire nella sua conformazione caratterizzata da alberi ad alto fusto, pini e lecci, un’ideale prosecuzione della pineta di fronte. Sul lato nord ancora una lapide porta la data del 7 dicembre 1924: La comunità di Viareggio promette di costudire consacrati a GIACOMO PUCCINI e casa e bosco che furono reggia e giardino alla splendente regina Turandot. Club, Caffè e Teatri Club, Caffè e Teatri Se a Torre del Lago il Maestro aveva fondato il «Club della Bohème», a Viareggio era presidente del «Club Gianni Schicchi», fondato nel 1919 e composto da illustri cittadini che si riunivano nel bar omonimo, sulla passeggiata a mare: Giovacchino Forzano, Enrico Pea, Icilio Sadun. Si ha notizia dell’allestimento di una sola opera pucciniana a Viareggio, prima del 1924: La fanciulla del West, andata in scena al Teatro Politeama il 9 settembre 1923. Dai primi anni del Novecento, le cronache locali registrano a Viareggio la presenza di numerosi artisti e personaggi dello spettacolo che arricchiscono con la loro presenza la vita intellettuale e mondana. Luogo privilegiato di ritrovo il Gran Caffè Margherita. Una targa posta nel 1949, venticinquesimo anniversario della morte di Puccini, ricorda così quell’ambiente particolare: Durante il primo quarto del secolo uomini illustri tra cui Marconi Giordano Toscanini e amici cari del maestro italiani e stranieri convenivano a questo tavolo scelto da Giacomo Puccini a luogo di ritrovo per ricrearsi in semplicità di civili conversari dopo la diuturna fatica intorno all’arte sua immortale. Residenze varie Residenze varie Designato nel 1900 ‘cittadino onorario’ dall’allora sindaco Cesare Riccioni, Giacomo Puccini soggiorna a più riprese a Viareggio in hotels o case in affitto, tra cui ricordiamo villa Alessandri in via Mentana (1910), Hotel Regina e villa Giovannini (1912), Grand Hotel Royal (1913), villa Motta, in via Buonarroti angolo via Colombo (1914), appartamento in piazza Mazzini (1917), villa in via Giotto (1917 e 1918). Da villa Motta scriveva alla nipote Alba Franceschini: «Qui la solita vita. Ora è il caldo d’agosto, ma qui tra i pini si sta bene. Io il mare lo degno poco … Io scorro colla bagnarola rossa con critiche ma me ne infischio», e da via Giotto all’amico Luigi Pieri: «Io sono qui in via Giotto, e vivo sotto gli archi e sotto i pini. Il mare è per me uno sfondo di cartolina». Non dimenticava però il ‘rifugio’ di Torre del Lago, come scrive a Sybil Seligman nel 1918: «Tutti i giorni, con motociclo e sydecar vado a Torre a caccia».